The Purple Tuxedo

They say you should not get into that bar just a few blocks far from the subway station.
They say Marlowe "The Undead" is a peculiar habitué of the place, and he's that kind of person you don't want to meet when you're all alone and lonely in your midnight hours.
They say it's a dim, smokey and dark hole, where only the worst turd and mud of the city gathers in order to get some satisfaction to share, a link to the different and miserable isolation conditions of pimps, hookers, thieves, cutthroats.
They also say it only opens some nights in particular, and God only knows what those nights are.
Nevertheless, that's the only place in town where you can experience James Fowler's compelling trumpet's skills and his quartet at work; the only freaking joint where you can get the real jazz, the one made with spirit, art and passion. Get into the mist of smoke clouds and just let your ears lead your brain, get caught by the sound, the Sound!
At least, that's what the black and golden signboard in front of the entrance says, and Peter was pretty sure it was accurate.
He looked at that ensign like an astonished kid looks at his new christmas toy, since he was mad for jazz and that night he had the finest occasion of his lifetime to get the real cool one, the one made with spirit, art, passion and all that bla bla bla. He thought he wasn't so different then from the kid-self of him, listening to Iggy Pop and other junkies straight from the Sixties all evening long; but he was young then, maybe too much to understand jazz, or to get if what he was listening to was the real cool one, characterized by all those sumptuous-sounding words, or just a frantic imitation. The thing that really counted for him was the experience, it really was, and as long as his mind believed what he perceived then he wouldn't have complained for a second more.
A step after the previous, he abandoned the gloomy night and entered the murky den.
James Fowler's trumpet was busy in its exercises of breath extension, the ones that make the air warm and warmer along with the lungs, ready to burn down the place. The man in the background of the stage, the one excercising, was a fat-already-sweating round figure of a black man, dressed in a satin purple tuxedo of questionable elegance. T...

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Last Post by Tannhauser! il 18 Mar. 2017

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Dischi in pillole: Eco - Elisa Rossi

By Tannhauser! il 7 Dec. 2016

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Esistono dischi capaci di trasmettere sensazioni quasi atmosferiche, scarsamente vincolate ad una sfera prettamente emozionale, quanto forti nel legame indissolubile con una stagione, un'epoca o un tempo. Per molti artisti i periodi di produzione musicale si dividono ormai in cicli, scanditi dall'esigenza morbosa di dover tirar fuori "la hit giusta al momento giusto" sotto la pressa esiziale -artisticamente parlando- delle produzioni. Da qui il "La" per l'allegra sequela di tormentoni estivi, brani impegnati e freddi di malinconia per l'Inverno e via discorrendo.
Sulla produzione artistica di Elisa Rossi si è già ampiamente discusso in altra sede, dunque è bene soprassedere al fine di dedicarsi esclusivamente alla trattazione del suo ultimo lavoro: Eco. Un titolo eloquente e forse oltremodo estroso per un Extended Play che assurge a voce unica dopo tre anni di silenzio da parte dell'artista, garbatamente armato di ventisei minuti pregnanti di intimità e carisma. Dopotutto è ciò che ci si aspetta dall'elaborato di una cantautrice attenta e sensibile, capace di mettersi a nudo senza scoprirsi, aprendo così delle porte non solo nelle stanze della sua mente, ma addirittura della nostra. Quando lo stile di colei che fu Viola Selise è noto, già si prospetta ciò verso cui si va incontro durante l'ascolto, con la volontà di rimanere ancora una volta stupiti da una struggente semplicità capace di schiudersi in noi con fascino tremendo ed irresistibile. La chiave di volta che regge l'intera impalcatura di "Eco" è dunque racchiusa in tale quesito: vi riesce? E' un disco capace di ciò?
Indubbiamente sì, ma sarebbe troppo facile fermarsi qui.
L'ultimo lavoro di Elisa Rossi ha indubbiamente dei testi molto interessanti, incomprensibili ad un ascolto superficiale, che richiedono alle volte una conoscenza profonda dei lavori che li hanno preceduti. E' un'opera consapevole, che si pone come costruzione già targata, pretendendo di essere compresa da chi già si è affidato alla fabbrica che l'ha messa in piedi. Il tutto confezionato in arrangiamenti essenziali, poco pretenziosi e dunque estremamente efficaci, minimali. Non si tratta affatto di un tripudio di tecnica, nè musicale nè lirica -Elisa ha scritto e azzardato meglio e di più- ma proprio in ciò giace la sua forza segreta. Eco si presenta come un "lavoretto", un contentino per coloro che, come il sottoscritto, ammorbano da tre anni la povera artista circa eventuali nuove uscite di inediti; ma questa non è che una ingannevole presentazione, una facciata.
Sarebbe meglio guardare ad Eco come ad un dado, che per ogni lato ha una canzone: in qualsiasi modo lo si lanci esso ca...

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Last Post by Tannhauser! il 7 Dec. 2016

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Tra Synth Pop e nuvole di lacca nella terra del Sol Levante.

By Tannhauser! il 26 Nov. 2016

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E' fresca di uscita una recentissima collection fotografica delle immagini più aberranti immortalate nei vagoni della metropolitana di Tokyo, in Giappone. La gente è ammassata come sardine in lunghi tubi di latta mossi da ruote di metallo, che sfrecciano nei tunnel alle velocità supersoniche battezzate dagli esotici mega-robot del Sol Levante qualche decade fa; mito capace di influenzare profondamente la cultura occidentale, tanto da divenire un vero e proprio marchio di fabbrica della terra nipponica: dai mecha a Super Mario. Ne subirono il fascino i Sigue Sigue Sputnik, istrionico progetto musicale inglese nato sotto l'egida di Atari, che non fu altro se non una meteora dell'ormai tarda scena punk, scimmiottatori del Do It Yourself marcato DEVO, con tanto di strumenti e stravaganti costumi costruiti, appunto, in solitaria.
Con Flaunt It i Sigue Sigue Sputnik spiattellavano in copertina un elefantiaco mecha circondato da fumetti e azione dinamica, con il titolo stampato in colori pastello accesi in pieno stile anni Ottanta. Fu un flop per molti, un ilare tentativo per i più generosi. Si guardi oltre, si focalizzi l'attenzione sulla sfera umana e non sulle luci, sulla tecnologia, sui megaschermi che danno il benvenuto a Bob Harris in città nelle magiche atmosfere di Lost in Translation dipinte da Sofia Coppola e dalla sua macchina da presa. Forse proprio ella, con grazia effimera da eterna giovinetta, ha saputo al meglio conferire un'anima al caos giapponese che si affacciava al Nuovo Millennio nel duemilaquattro. Le vicende di Bob e Charlotte hanno commosso in molti nelle sale dodici anni fa con le loro storie separate di due individui persi nella traduzione, alla ricerca di se stessi tra i flash stroboscopici, le serate karaoke e le usanze insolite di una terra lontana.
Un paese che differisce per lingua, cultura, usanze e costumi; chiuso a lungo alle influenze globali e costretto ad aprirsi effettivamente solo dopo il fatidico finale del secondo grande conflitto mondiale. Il Giappone è un luogo affascinante, capace di mantenere il suo carisma magnetico ancora oggi, che da globalizzato è riuscito a globalizzare -grazie alla fantasia delle sue brillanti intelligenze- l'Occidente. L'uomo vive tale condizione in una stasi eterna tra equilibrio e crollo, a metà tra il sentirsi motore del Pianeta grazie allo spaziare libero e vibrante dell'intelletto ed il profondo tedio dell'essere marchingegno in un arzigogolato intreccio di ingranaggi ben oliati. E' il criceto che corre sulla ruota rinchiuso in una gabbia mentre immagina di scorrazzare libero fra le verdi prat...

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Last Post by Tannhauser! il 26 Nov. 2016

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Seventy Eight Shades of Marble

By Tannhauser! il 16 Oct. 2016

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Seventy Eight Shades of Marble She was the kind of woman your mother would forbid you to meet: a junkie, night time owl, a 24-hour-party-person who of the art of parties -as David Sylvian would call it- was very fond of. Nico was all this, thence she was an Artist, an Icon, the embodiment of sepulchral elegance and ethereal worldly pain. Someone utterly wounded by life's miseries and everyday tragedies that every human being faces in his lifetime; a tall slender muse that turned year after year into a cadaveric marble sculpture. Still Nico was a different being, someone volountarily detached from the bulk of mediocre mankind, made by vermins crawling at the illustres viri -or in this case illustris mulier- feet. With these few sentences I delineate my personal summed portrait of Nico, Christa Päffgen, my soul-grandmother and feminine inspirational figure; the one and only Icon, whose spectrum fades in eternal time. My personal birthday present, so vulgarly called, is a gift to her soul, the ghost portrayed both in colour and in the aseptic light of a Camera Obscura by this work: Seventy-Eight Shades of Marble, of Icon, of Nico. -Tannhauser

Link for the full wallpaper to download:

CODICE

https://s14.postimg.org/sluwg50e7/78shadesofnicowlogo.png

Last Post by Tannhauser! il 16 Oct. 2016

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Woke Up This Morning - Teaser Trailer

By Tannhauser! il 20 Sep. 2016

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Woke Up This Morning è un progetto indipendente ideato da John Salvi con la collaborazione di Anton Stagliano.
© 2016 CabCabe Productions.

Last Post by Tannhauser! il 20 Sep. 2016

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I consigli Musicali - Episodio II

By Tannhauser! il 3 Sep. 2016

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Secondo episodio della rubrica ripresa dalle mie dirette radio su Spreaker. Cinque dischi da ascoltare, perchè di musica non se ne ha mai piene le orecchie.



Canzoni in sottofondo:
Bass Jam

Link Utili:

Pagina Facebook CabCabe Produzioni

NAN - Naruto Addestramento Ninja

Last Post by Tannhauser! il 3 Sep. 2016

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Japan: Cosmopoliti Neoromantici

By Tannhauser! il 2 June 2016

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Gli ultimi anni della mitica decade che fu quella dei Settanta non possono non distinguersi da quelli che li hanno preceduti, accade grazie al movimento Punk che sempre più, nel Regno Unito, prende piede. Un grido rabbioso volto a esprimere il malessere insito negli adolescenti e nei più giovani in generale, desiderosi di ritagliarsi uno spazio più ampio nella società, di far ascoltare la propria voce ai più. Il movimento si diffonde a macchia d'olio, andando ben presto a coinvolgere la letteratura, il cinema per lo più indipendente e l'arte, in una struttura complessa e intricata che tra un revival e un ritorno in voga all'ultimo minuto continuerà a esistere fino agli anni Novanta inoltrati. Eppure i puristi del genere concordano nella visione di un Punk "puro" ed una sua versione storpiata, ponendo l'anno 1979 come termine ultimo: le Colonne d'Ercole della subcultura e in particolar modo della musica da essa derivata.
Così, se ancora oggi lo "stile" punk continua ad essere sfoggiato da superstars sui red carpets e modelle ben pagate in passerella, la eco di ciò che il movimento fu davvero continua ad aleggiare come uno spettro, rimanendo forse impresso in qualche videotape dei primi Duemila, come "Punx. Creatività e rabbia" del poco noto Ermanno "Gomma" Guarneri. Ebbene, in uno scenario tanto ampio e variegato non poterono che sorgere numerose menti votate alla produzione musicale, alcune delle quali sapientemente manovrate in costruzioni particolarmente bizzarre, come furono i Sex Pistols della pupara Vivienne Westwood; altre più essenzialmente genuine, come nel caso degli X-Ray Spex della stralunata Poly Styrene, o ancora dei Clash. Insomma, la lista è molto più lunga di quanto si possa immaginare e, nel mondo tiranno della musica, non furono in molti coloro che ebbero il meritato successo, sebbene fossero altrettanti i giovani adolescenti che ai tempi si cimentavano in garage bands improvvisate, alla ricerca disperata del successo.
E' il caso dei giovani fratelli Batt, David Alan e Stephen, che con i loro compagni di scuola Andonis -cipriota promessa al fagotto- e Richard, decisero di mettere in piedi un progetto musicale. I nomi, tuttavia, decisero di renderli più esotici e appetibili durante i primi spettacoli live, divenendo quindi: David Sylvian, Steve Jansen, Mick Karn e Richard Barbieri, ai quali si aggiunse ben presto Rob Dean.
In un mercato musicale saturo come quello inglese, tuttavia, coloro che decisero di appellarsi Japan senza una ragione ben precisa e solo provvisoriamente, non riuscirono ...

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Last Post by Tannhauser! il 2 June 2016

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